fbpx
 
1783
post-template-default,single,single-post,postid-1783,single-format-standard,qode-social-login-1.1.2,qode-restaurant-1.1.1,stockholm-core-1.0.7,select-theme-ver-5.1.1,ajax_fade,page_not_loaded,side_area_over_content,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive
SHAPE_logo

Associazione Culturale Shape: RoBOt e molto altro

Shape stava organizzando il suo nuovo ufficio al secondo piano di DumBO quando tutto si è fermato, causa Coronavirus. Ma appena si ripartirà l’Associazione culturale, che ormai ha alle spalle vent’anni di vita, si trasferirà in toto negli spazi di Blocco 19.

“Abbiamo cominciato a gennaio a lavorare a pieno ritmo sulla nuova edizione del Robot Festival: appuntamento ad ottobre, con una programmazione di un evento al mese che lo precede”. A parlare è Marco Ligurgo, Direttore Artistico e tra i fondatori di Shape. “La situazione è molto difficile. La programmazione ha bisogno di mesi di lavoro prima, abbiamo eventi calendarizzati fino ad ottobre su cui abbiamo già lavorato, stiamo cancellando gli eventi di marzo e aprile.  Su maggio e giugno abbiamo messo in pre allarme le realtà coinvolte, vediamo quello che succede dopo l’estate…”. Che fare in una situazione di tale incertezza?  “Da un lato proviamo a portare avanti le cose sperando che tutto si aggiusti, dall’altro cerchiamo di attivare una serie di paracaduti per evitare di trovarci in attività che non potremo portare avanti”.
Con Marco abbiamo parlato però anche della nascita di Shape, di quando sei giovani amici lanciarono i venerdì sera al Sushi Bar di Piazza Malpighi a Bologna: “Facevamo una serata, un aperitivo o un dopocena, si chiamava Playhouse, è stato il punto di partenza dell’associazione Shape. Cosa ci teneva insieme? La passione per la musica, lo stare insieme e far divertire le persone. Quando il locale ha chiuso, ci siamo spostati al Kindergarten, un club che stava uscendo in quegli anni a Bologna, all’inizio degli anni 00”.
Qui è arrivato il primo salto per il gruppo, l’hobby è diventato anche un po’ impegno lavorativo per organizzare i venerdì sera Playhouse che però passano da un pubblico di duecento persone a oltre mille. Un’esperienza di anni che porta tra le altre cose in Italia per la prima volta la minimal house e nomi importanti della scena, diventando punto di riferimento in Italia e riconosciuto a livello europeo. Da qui nasce l’idea del RoBOt Festival, rassegna internazionale di musica elettronica e arti digitali.

“Abbiamo sempre avuto la passione per la musica elettronica, andavamo spesso in giro per l’Europa tra club e festival, in particolare frequentavamo il Sonar di Barcellona. Fare club era bello ma sentivamo la necessità di andare oltre, di sperimentare di più, di utilizzare location non convenzionali, cosi abbiamo cominciato a pensare all’idea di creare un festival vero e proprio”. La prima edizione è del 2008, a Palazzo Re Enzo, l’undicesima nel 2019 si è chiusa proprio a DumBO. In questi 12 anni il festival ha compiuto un percorso, inserendosi tra le più importanti realtà nazionali ed internazionali (vanta anche due edizioni a Buenos Aires in Argentina, nel 2014 e 2015) e raggiungendo punte di oltre 25 mila spettatori per l’edizione 07 e 08, con cambi di location e di strategie. Fino ad arrivare alla decisione di non puntare più, appunto, tutto su un unico grande evento, ma disseminare l’anno di appuntamenti a cadenza mensile con il festival, ad autunno, come main event.
Shape non è soltanto RoBOt, ora più che mai. La sua mission è sempre stata quella di progettare, organizzare e promuovere l’arte e la cultura attraverso iniziative non convenzionali. Da qui nascono format in stretta relazione con le istituzioni bolognesi come Terrace (eventi sulla terrazza del Teatro Comunale e a Sala Maggiore Ex-GAM) e Textures (mapping e proiezioni video in contesti fuori dal centro storico quali Villa Spada e Museo della Tappezzeria). Ma anche “This is Bologna” una sorta di mappa delle realtà culturali felsine, svoltasi nella cornice dell’ex Ospedale dei Bastardini. Collabora con il MAST (in occasione di Foto/Industria, Biennale di fotografia dell’industria e del lavoro), con Bologna Modern, ha aperto collaborazioni con Milano (BAM, Biblioteca degli Alberi),  AV Node, IMF (Italian Music Festival) e con la Boiler Room UK, portata per la prima volta a Bologna nel 2019.
Il gruppo di lavoro è in trasformazione, così come la scena intorno, aggiorneremo queste note a breve…

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto